Recensione: La fragilità delle certezze - Raffaella Silvestri

by - febbraio 27, 2017

Buongiorno lettori,
una nuova settimana inizia e ci condurrà manin manina verso marzo. Già marzo! La primavera è dietro l'angolo... ma io spero ancora in qualche scodinzolata invernale. 
Vi anticipo che questa sarà una settimana particolarmente ricca, quindi meglio iniziare subito. Oggi vi parlo di un libro appena uscito per Garzanti, che ringrazio per la copia che mi ha messo a disposizione. Si tratta di La fragilità delle certezze di Raffaella Silvestri

La fragilità delle certezze
di Raffaella Silvestri
Garzanti | Narratori moderni | 286 pagine
ebook €9,99 | cartaceo €16,90
23 febbraio 2017 | scheda Garzanti

Trama
Milano. Anna ha trent'anni e da sempre si sente fuori posto. Fuori posto al liceo e all'università che ha frequentato. Fuori posto nella sua famiglia, dove l'hanno sempre fatta sentire ingrata e inadeguata. Fuori posto nella sua reazione con un uomo più vecchio di lei, Valerio, I suo professore di teatro e attore famoso che si fa vivo solo quando vuole lui. Fuori posto a Milano, la città dei vincenti. Fuori posto anche con sé stessa, come se niente potesse cancellare un evento che ha segnato la sua adolescenza. Eppure, nonostante le sue insicurezze e le sue paure, Anna è tenace nell'andare avanti ed è riuscita ad avviare una startup di successo. Teo è il socio di Anna, un trentenne che sembra aver avuto tutto dalla vita e che, dopo la laurea in Bocconi e una carriera rampante, ha deciso di scommettere sul suo futuro. Tra loro nasce qualcosa di impalpabile, che serpeggia nell'elettricità che pervade ogni loro conversazione. Sono divisi da quella che sembra una differenza inconciliabile, eppure devono affrontare insieme le difficoltà quando la loro startup viene travolta da un tracollo finanziario. E la loro personale battaglia si intreccia indissolubilmente alla storia italiana che, dopo aver promesso una crescita culturale, sociale ed economica che non ci sarebbe mai stata, ha dato tantissimo a una generazione, ma ha tolto tutto a un'altra. Il passato e il futuro sono le due forze che spingono Anna e Teo ora verso la rassegnazione, ora verso quella pericolosa parola che è «speranza». La speranza di due anime tradite che nonostante tutto combattono. 

Si sarebbe accorta Anna, in futuro, che c'è un'età oltre la quale si è adulti tutti allo stesso modo, perchè ci sono solo due fasi nella vita, quella in cui si è giovani e quella in cui si è adulti. Che in qualche modo significa non essere più giovani: aver abbandonato quella giovinezza che ci fa credere insieme che tutto sia possibile e che al contrario ogni ostacolo, ogni paura sia insormontabile.
Romanzo del tutto particolare quello che ho avuto modo di leggere negli ultimi giorni. E' un romanzo in cui la storia si riduce a pochi, pochissimi eventi diretti, ma che riesce a presentare nel suo alternarsi tra presente e passato sogni, speranze e cadute di due generazioni. Seguiamo (se così possiamo dire) Anna dalla sua adolescenza ai 30 anni, dalla scuola all'università alla creazione della sua startupp. E ad accomunare questi 15 anni il sentirsi fuori posto, sempre e comunque: pochi amici da ragazzina, in perenne crisi esistenziale più avanti, con un forte senso di inferiorità da adulta, Anna sente di essere sempre al posto sbagliato, nel momento sbagliato, anzi sente di essere lei stessa sbagliata. Da qui le infatuazioni, l'abuso di medicinali, la relazione più o meno clandestina ma sicuramente auto distruttiva.
E' stato piuttosto difficile seguire il filo del racconto perchè mi sono sentita un po' spaesata. A chi mi chiedeva a che punto fossi non riuscivo a dire "Sono nel momento in cui la protagonista fa questa cosa" perchè essenzialmente non ci sono momenti così ben definiti. E' più un alternarsi di percezioni, di ricordi, di sensazioni. Alla base della storia c'è una forte analisi introspettiva, non solo della protagonista ansiosa di trovare un posto nel mondo, ma anche di un'intera generazione, quella nata tra anni '80 e '90, che credeva e sapeva di potercela fare, quella della Milano da bere e che invece poi si ritrovata a sbattere contro il muro della crisi e dei tracolli finanziari. Quella che l'autrice porta alla luce è una generazione di disillusi e delusi, che ferma nella sicurezza del  mito piccolo e medio borghese invece si trovata con in mano un pugno di mosche. Questo mi è piaciuto di questo libro, il proporsi quasi come un grido sociale. E difatti se all'inizio ho fatto fatica ad ingranare data la lentezza della prima parte, nel finale, meno introspettivo e più dinamico, sono riuscita a trovare una dimensione narrativa più adatta a me e ai miei gusti.
E' un libro difficile da inquadrare, che sinceramente mi sento di consigliare a chi è più interessato ad uno sguardo generale  che ad una storia specifica. E' un romanzo che merita e chiede attenzione, che bisogna leggere con occhio attento, pena non capirci niente o restare con grandi dubbi.

Alla prossima


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